Gli italiani non acquistano più i tartufi – Editoriale

La pandemia, la guerra, la siccità e pestilenze di vario genere e natura hanno  messo a dura prova il sistema nervoso ed il portafoglio degli italiani. Il costo del carburante è alle stelle e sembra destinato a crescere. Le bollette di luce e gas hanno, in alcuni casi, triplicato gli importi, per non parlare delle 100mila imprese a rischio ecc.

Le ricadute di tutte queste disavventure sono ben  visibili anche nel nostro settore, e la situazione sembra essere nera, è il caso di dirlo, proprio come un tartufo.

Abbiamo preso in esame i principali Maketplace del web come Ebay ed Amazon, incrociato i dati di Google Adwords con i risultati delle campagne pubblicitarie su Facebook, e gli esiti sono stati catastrofici. Un dato su tutti: da Maggio ad oggi le vendite totali  sui principali E- commerce sembrano non superare i 10kg di tartufo Scorzone fresco  (Tuber Aestivum).

Va decisamente meglio, invece, aldilà dei nostri confini. Di fatti le esportazioni di tartufo sono cresciute, in media, del + 30% . Grazie anche (sopra tutto ) alla presenza sul nostro territorio di aziende leader nel settore, oltre che alle  ottime campagne promozionali, quali eventi e manifestazioni, che  ci hanno fatto diventare, negli anni, punto di riferimento nella raccolta e commercializzazione del tartufo nel mondo.

Ma non è tutta colpa dell’economia! L’impiego sempre più massiccio di oli artificiali, misti a tartufi acerbi, nella ristorazione, una scarsa e/o inesistente conoscenza dei consumatori del suo impiego in cucina e  una mentalità speculativa degli addetti ai lavori, tartufai in primis, hanno portato sempre più italiani a disprezzare il tartufo.