Affama il cane per renderlo più performante nel lavoro, denunciato
Pratica tristemente in voga anche nel mondo del tartufo, ancora oggi. Malgrado una cultura cinofila alla portata di “click” c’è chi si ostina a far cercare, con modi coercitivi, come questi, in primis per ignoranza, ma anche per ostinata arroganza nel imporre a razze che non ne hanno attitudini nella cerca del tartufo, la propria volontà. COSTI quel che costi. Complici, anche, discutibili allevatori, o pseudo tali che propongono come cani da tartufi, frutti di incroci improponibili e/o razze notoriamente destinate alla caccia. Ed è cosi che neofiti, improvvisati tartufai per definizione, li vedi per boschi, ad esempio, correre dietro a segugi lepraioli. E non per modo di dire!
Ma veniamo all’ accaduto, che voci di corridoio non confermate affermano che l’illecito sia in realtà da attribuire, si ad un cacciatore, ma che voleva impiegare, il cane, per la cerca dei tartufi. Comunque, a mio parere poco importa anche perchè non siamo qui per additare questa o quella categoria ma per condannare a lettere cubitali queste abitudini, se cosi vogliamo definirle
Un cane razza setter scheletrico e in fin di vita di un cacciatore è stato salvato dalle guardie zoofile dell’Oipa a Padova e il proprietario, indagato per maltrattamento, rischia ora da tre a diciotto mesi di reclusione o una multa da 5 a 30 mila euro. L’animale, a detta dell’uomo, era in quelle condizioni poiché, se affamato, avrebbe cacciato meglio.
Il cane, sequestrato dall’Oipa su disposizione della Procura della Repubblica di Padova e ricoverato a spese dell’associazione in una clinica veterinaria, ora è in via di ripresa. «Sami, così lo abbiamo chiamato, ha circa 4 anni ed era costretto a vivere in un evidente contesto di maltrattamento: pesava solo 6 chili, era steso a terra e non riusciva ad alzarsi» racconta la coordinatrice delle guardie zoofile Oipa di Padova e provincia, Laura Maggiolo.