Belli o Brutti Germani contro tutti!

Riccardo Germani il presidente dell’Associazione Italiana Tartufai è da sempre dedito alla contestazione, di fatti chi lo conosce sa benissimo che fin da ragazzo partecipava attivamente alle lotte sindacali, un tipo che non le manda a dire insomma.

Quest’anno ha dato il meglio di se contestando L’Expo per la vendita e la commercializzazione degli oli al tartufo a base di Bismetiltiometano. Poi è toccato al Molise che ha esposto tartufi bianchi all’Expo durante il periodo in cui la stagione era chiusa.
Ed in fine ad Alba, qui la storia si fa un po’ più seria. I fatti contestati alla fiera sono di natura territoriale, secondo Germani i tartufi esposti non sono di provenienza Albese ma dei paesi dell’est (Romania, Bulgaria,ecc).

Riccardo Germani:

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Alba noi cacciati con le mollette al naso a chiedere la certificazione del tartufo italiano voi con carabinieri digos e vigili urbani ci avete cacciato….una passeggiata però c’è la siamo fatta alla faccia del vostro tartufo sloveno….eccoci!!!

«non è contestare la fiera ma per ottenere una legge che protegga e certifichi il tartufo italiano e quello di Alba. I tartufi italiani in questo momento sono patate, non sanno di nulla, perché fa ancora troppo caldo. Dieci tartufai esperti possono raccoglierne al massimo 50 grammi, (Qui ha esagerato) e invece qui se ne vendono parecchi etti. E’ tutto legale, ma la gente deve saperlo, là dentro – dice dopo aver fatto un giro tra i banchetti – non c’è nemmeno un tartufo italiano. Con la legislazione attuale non vi è alcuna garanzia sulla provenienza, serve una carta di identità che certifichi provenienza e raccoglitore del tartufo».

Nonostante si trovino sul fronte dei “contestati”, l’esigenza è condivisa anche dall’amministrazione albese, dai vertici della fiera e dal Centro nazionale studi sul tartufo. Venerdì, il giorno dell’inaugurazione, hanno consegnato a Martin Schulz, presidente del Parlamento europeo, una petizione affinché Bruxelles faccia pressione sull’Italia per l’approvazione in tempi rapidi di una legge sul tartufo.

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Riccardo Germani durante la contestazione (a destra)

«In questo momento non esiste una denominazione d’origine per nessun tartufo in nessun paese del mondo – spiega il direttore del Centro studi Mauro Carbone – ne abbiamo anche parlato con il ministro: serve una norma di tipo fiscale che ne determini la tracciabilità»

Germani e i suoi associati da un lato chiedono tracciabilità del prodotto ma dall’altra fanno orecchie da mercante su temi come L’Anonimato e la fiscalizzazione delle vendita dei tartufi da parte dei tartufai. 

Rispetto alla qualità e l’origine dei tartufi in vendita al mercato di Alba, Carbone però non accetta attacchi e ci mette la faccia: «Possiamo garantire che sono tartufi molto buoni e che l’aspettativa di chi cerca gusti di qualità è soddisfatta. Inoltre chi vende qui è obbligato ad avere una partita Iva e vendere alla luce del sole».

A parere di chi scrive non si otterrà mai nulla di buono se non si comprenderà e non si farà comprendere che siamo anelli della stessa catena e bisogna lottare insieme e non distruggere ciò che di buono in quasi un secolo di storia l’Italia ha fatto.

Fonte: Torino Repubblica