Altro che viagra!!!
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Da tempo immemorabile gli esseri umani apprezzano i tartufi non solo per il sapore prelibato, ma anche per le loro proprietà afrodisiache. Le citazioni letterarie potrebbero essere numerose, ma è sufficiente riportare quella dell’umanista Bartolomeo Sacchi, detto il Platina, che nel 1474 pubblicò a Roma il libro De honesta voluptate et valetudine. Sosteneva il Platina che il tartufo: «…è un eccitante della lussuria, perciò è servito frequentemente nei pruriginosi banchetti di uomini ricchi e raffinatissimi che desiderano essere meglio preparati ai piaceri di Venere. Se questo viene fatto al fine di procreare, è cosa lodevole. Se invece si fa a scopo di libidine (come sono soliti fare parecchi oziosi ed intemperanti) è cosa quanto mai detestabile».
Molto più sinteticamente, il cuoco bolognese Baldassare Pisanelli, nel suo Trattato della natura de’ cibi e del bere (1583), scriveva dei giovamenti erotici portati dai tartufi: «Sono delicati al gusto, aumentano le sperma, e l’appetito del coito…».
Anche se nel Rinascimento non esisteva la prova scientifica degli effetti afrodisiaci dei tartufi, queste idee sono rimaste sostanzialmente inalterate nei secoli successivi, tramandate da medici e letterati. Solo agl’inizi dell’Ottocento qualcuno deviò leggermente dalle credenze tradizionali. Tra costoro, il politico e gastronomo francese Jean Anthelme Brillat-Savarin, nel suo celebrePhysiologie du goût (1825), dopo una lunga disquisizione sulle sue personali esperienze affermava: «Il tartufo non è per certo un vero afrodisiaco, ma esso può, in talune occasioni, rendere le donne più arrendevoli e gli uomini più desiderosi di piacere».
Erano opinioni personali, quelle di Brillat-Savarin, che non hanno minimamente sfatato la fama erotica del nobile fungo ipogeo, rilanciata ai nostri giorni da artisti e romanzieri. Per esempio, la scrittrice cilena Isabel Allende, che in Afrodita, racconti, ricette e altri afrodisiaci racconta: «Molti anni fa invitai a cena, con la chiara intenzione di sedurlo, uno sfuggente cavaliere, la cui fama di buon cuoco mi obbligò a dare il meglio di me. Decisi che un’omelette di tartufi cosparsa da una nuvoletta di caviale rosso (quello grigio andava oltre le mie possibilità) rappresentava un esplicito invito erotico, qualcosa come regalare rose rosse e il Kamasutra».
Ci si potrebbe domandare, a giusta ragione, se le proprietà afrodisiache dei tartufi siano realtà o fantasia. La risposta viene da alcuni ricercatori delle università di Monaco e di Lubecca, I quali hanno appurato che gli effetti afrodisiaci del tartufo sono reali e vanno attribuiti alla presenza, tra le sue molecole, di sostanze odorose che agiscono al livello olfattivo sia in certi animali sia nell’uomo, determinando una sottile, inconsapevole attrazione sessuale per l’altro sesso. Pare, infatti, che alcuni tipi di tartufi contengano un composto di tipo steroideo che possiede un odore particolarmente intenso. In altri tipi di tartufi è stata riscontrata una sostanza simile al testosterone; si chiama alfa-androstenolo. Sostanze odorose di questo genere sono prodotte nei testicoli di vari animali (per esempio, maiali, cinghiali e cani). Nella fase di corteggiamento, le molecole steroidee migrano nelle ghiandole salivari e invadono la bocca, attirando così la femmina predisposta all’accoppiamento. Nell’uomo alcune di queste sostanze odorose, chiamate feromoni, vengono secrete durante le effusioni amorose, dalle ascelle. Altre molecole eccitanti sono presenti costantemente nell’urina della donna.
Alcuni test sperimentali hanno dimostrato l’efficacia “erotizzante” del tartufo. In uno di questi, degli uomini dovevano esaminare le foto di donne vestite normalmente, senza alcun sottinteso erotico, e dare una valutazione del loro sex appeal. I soggetti che davano punteggi più alti avevano annusato l’alfa-androstenolo. Un altro esperimento, effettuato nella sala d’attesa di un medico, ha evidenziato che le donne andavano a sedersi sulle poltrone che erano state preventivamente spruzzate con alfa-androstenolo. Non a caso, questa sostanza chimica è usata da tempo in alcuni prodotti cosmetici femminili, pubblicizzati per la loro capacità di seduzione, in altre parole, per attrarre potenziali partner sessuali.
scritto da: Giordano Berti
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