Benito Mussolini:Quando due ferrovieri scoprirono i tartufi

Benito Mussolini: Quando due ferrovieri scoprirono i tartufi

Benito Mussolini – I contadini della valle del Quieto conoscevano quelli che credevano tuberi (“patate che spussa”, li chiamavano). Li lasciavano ai maiali al pascolo, o li mangiavano (cotti in padella) solo se proprio non c’era altro da mettere in tavola. Arrivata l’Italia, alla stazioncina di Livade, sotto Portole, vennero inviati due ferrovieri forlivesi che conoscevano bene i tartufi e il loro pregio. I due romagnoli si fecero mandare due cani da tartufi delle parti loro e nelle lunghe ore libere fra una fermata e l’altra dell’ansimante locomotiva a vapore se ne andavano per il bosco di San Marco per tartufi. Che però, essendo raccolti in bosco demaniale già dai tempi della Serenissima (che ci coltivava i roveri per l’Arsenale di San Marco), erano proprietà statale. Quindi dovevano essere consegnati al podestà di Portole che provvedeva a venderli. Non senza aver inviato una cassetta in omaggio con i primi tartufi dell’anno a Sua Eccellenza cav. Benito Mussolini – Roma. Con la Parenzana, ovviamente. Mussolini fu anche il primo ( nel 1929) a essere premiato con il tartufo dell’ anno durante la fiera d’Alba 

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